Nel cuore della cucina italiana, i tortellini assumono un posto d’onore. Questi minuscoli, ma gustosi, involtini di pasta ripieni sono una delle più amate ricette emiliane, tramandate di generazione in generazione. Ma immaginate di dover imparare a farli in un’epoca di carestia e conflitti, come durante le turbolento periodo della seconda guerra mondiale. Ciò non avrebbe solamente richiesto maestria culinaria, ma un’incredibile inventiva per sopperire alla mancanza di ingredienti di qualità.
Durante la seconda guerra mondiale, l’alimentazione ha subito un drastico cambiamento rispetto agli anni 30, a causa del blocco economico e del razionamento di generi alimentari. In Italia, come altrove, la gente si ingegnava per sopperire alla penuria di cibo, sfruttando ogni risorsa disponibile. Le scatolette erano un prodotto alimentare molto comune durante questo periodo. Contenevano una serie di alimenti pre-cotti o conservanti, come carne in scatola o pesci, nonché frutta e verdura.
Questo cambiamento d’abitudine alimentare non era, però, una novità assoluta nella storia italiana. Già durante la prima guerra mondiale, infatti, l’alimentazione in trincea era stata segnata da una dieta giornaliera scarsa e poco variata, basata su pane nero, grano saraceno, zuppa di orzo e talvolta un po’ di grana. Cibo inadeguato a soddisfare il fabbisogno calorico di un soldato, e lontanissimo dai piatti ricchi e saporiti della tradizionale cucina italiana.
Tornando alla nostra ricetta dei tortellini, vediamo come questa potrebbe essersi adeguata alle difficili circostanze dell’epoca. La pasta, tradizionalmente realizzata con farina e uova, avrebbe potuto essere sostituita da una miscela di farine diverse, tra cui orzo, segale o mais. L’uovo, elemento importante per ottenere una pasta elastica e saporita, avrebbe potuto essere sostituito con acqua, anche se questo avrebbe reso la pasta più dura.
Per quanto riguarda il ripieno, tipicamente un mix di carni diverse, formaggio, mortadella e prosciutto crudo, durante questi anni di guerra la situazione si complicava. In assenza di carne, si sarebbero potuti utilizzare ripieni alternativi come patate, verdure o riso, ottenendo una sorta di “finti tortellini”. Potrebbe non sembrare la ricetta dei tipici tortellini emiliani che tutti conosciamo e amiamo, ma rappresenta lo spirito di inventiva e resilienza del popolo italiano durante i difficili tempi di guerra.
Impariamo, dunque, a fare i tortellini come una vera nonna emiliana, che in tempi di necessità non ha mai smesso di sognare sapori ricchi e deliziosi, anche quando gli ingredienti di qualità erano un ricordo lontano. Ogni singolo tortellino che realizziamo, quasi un atto di devozione alle nostre radici, è la testimonianza di un amore per la cucina che ha resistito alle prove più dure, nei momenti più bui della nostra storia.